Ambiente fisico, benessere e rendimento lavorativo: il contributo della Psicologia Ambientale
A cura di E. Gesualdi, (partecipante del Master in Risorse Umane)
Senza accorgercene, gli spazi in cui viviamo influenzano esperienze e comportamenti, definiscono la nostra identità e danno forma alla nostra vita.
La psicologia ambientale, disciplina nata agli inizi del 1970 negli Stati Uniti, studia le relazioni tra individuo e ambiente socio-fisico e, in particolare, il comportamento umano in relazione all’influenza degli stimoli ambientali. Adotta un approccio human-centered e aiuta a progettare ambienti che promuovono soddisfazione, benessere e qualità della vita. Prima dell’inizio della pandemia, l’ufficio era il luogo in cui le persone trascorrevano la maggior parte della loro giornata e il modo in cui è progettato è un aspetto da tenere in considerazione per diverse ragioni. Le caratteristiche fisico-spaziali e le condizioni ambientali presenti al suo interno hanno delle ripercussioni non solo sulle condizioni di salute degli impiegati ma anche sulle interazioni sociali, sulla performance e sulla soddisfazione sia nei confronti dell’ambiente, sia del lavoro svolto. Influenza mediata, però, da altri fattori quali le caratteristiche personali dell’impiegato e la politica organizzativa. Il modo in cui sono suddivisi gli spazi dell’ufficio, disposti gli elementi d’arredo, quelli decorativi e posizionate le apparecchiature, rappresenta il biglietto da visita di un’organizzazione: rispecchia un’identità precisa e ricrea una vera e propria brand experience. Questi elementi, oltre a fornire alle persone presenti al loro interno importanti informazioni su status, storia, valori e obiettivi aziendali, consolida il senso di appartenenza dei dipendenti e influenza i loro comportamenti in termini di coinvolgimento e produttività.
Tradizionalmente, la configurazione spaziale dell’ufficio è associata ai livelli gerarchici dell'organizzazione: chi occupa posizioni più elevate lavora in ambienti più spaziosi e accessoriati con arredi più rifiniti e risorse migliori. Oggi questa tendenza sta scomparendo lasciando il posto a spazi di lavoro che favoriscono l’interazione e il team work. La presenza di spazi d’incontro (formali e informali) e aree ricreative negli ambienti lavorativi rende efficace ed efficiente il lavoro di gruppo, permette l’instaurarsi di nuove relazioni, mantiene alta la motivazione e funge da booster all’innovazione. Gli uffici di Google ne sono un esempio: ambienti suggestivi, alternativi ed eccentrici caratterizzati da aree comuni progettate secondo temi specifici. Salotti, sale riunioni informali, aree gioco interattive, ristoranti, bar, palestre e molti altri spazi attentamente studiati per favorire interazione, collaborazione e creatività. È ricorrente la presenza dei colori blu, rosso, giallo e verde del logo negli spazi ma ogni sede ha una propria identità, rappresentata da un interior design che incarna la cultura e la storia del luogo in cui si trova. Il layout degli uffici si configura come vero e proprio mezzo di comunicazione, in grado di facilitare l’interazione in alcuni casi e limitarla in altri, in cui è mandatoria una condizione di privacy acustica o visiva. Ad esempio, la configurazione dal facile accesso visivo e uditivo degli open office causa negli impiegati maggiori distrazioni, insoddisfazione ambientale, senso di affollamento e un peggioramento della prestazione. Gli studi condotti in questo campo mostrano che le persone che hanno il proprio ufficio sono mediamente più soddisfatte rispetto a coloro che lavorano in un open space. In generale, ad ogni tipo di lavoro è associata una specifica configurazione d’ufficio che varia in base al grado di autonomia e di interazione sociale necessari per svolgerlo.
Adattabilità, personalizzazione e controllo sono aspetti altrettanto importanti. Disporre di spazi funzionali a specifiche esigenze, avere la possibilità di controllare temperatura, illuminazione o rumore e di personalizzare il proprio ufficio (o la propria scrivania) sono espressione di autonomia. La creazione di una comfort zone rende l'ambiente più stimolante e soddisfacente per l’impiegato, rafforzando il senso di identità individuale e di gruppo. Questi elementi influenzano positivamente la motivazione, la concentrazione, la prestazione lavorativa e il wayfinding, rendendo più agevoli gli spostamenti di impiegati e visitatori all'interno di un edificio. Negli ambienti di lavoro anche il colore vuole la sua parte. Dovrebbe essere scelto tenendo a mente il suo significato culturale ma soprattutto in base al tipo di attività da svolgere. Trasmette valori e identità propri dell’organizzazione e produce effetti su stato d’animo, produttività e creatività. L’introduzione di elementi naturali (o surrogati) in ufficio ha numerosi benefici. Le piante, oltre che avere un’azione depurante, permettono di rigenerare l’attenzione diretta dallo stress favorendo la concentrazione. Il biophilic design non si limita alla semplice introduzione di piante ma consiste in una serie di interventi che prevedono l’utilizzo di materiali, colori e altri elementi naturali (suoni o profumi) che stimolino i sensi; presenza di ampie finestre o vetrate che massimizzino la luce naturale; aree green interne o esterne per trascorrere le pause. I risultati di numerosi studi in questo campo mostrano che gli uffici green riducano l’assenteismo del 20%, rafforzino il senso di appartenenza, l’attrazione dei talenti e l’employee retention. Inoltre, adottare il biofilic design è sinonimo di cultura, sostenibilità e attenzione al welfare. Esempi virtuosi sono la Camera di Commercio e Industria di Lubiana in Slovenia, la sede centrale di Amazon a Seattle, The Spheres, il Kojimachi Terrace a Tokyo, il tunnel tra gli alberi di Selgas Cano a Madrid, l’ufficio di McCann Erickson a New York.
Il Covid-19 ha avuto un grosso impatto nel modo di lavorare, sottolineando l’esigenza di spazi sicuri che rispondano ai bisogni di questa nuova normalità. Gli uffici dovrebbero includere la natura al loro interno attraverso interventi che permettano di godere dei benefici ad essa associati e dovranno puntare tutto sulla creazione di esperienze sociali che siano fonte di ispirazione e creatività, incoraggiando la relazione, il coinvolgimento, la collaborazione face-to-face. Moltissime aziende dovranno riprogettare i loro spazi aggiungendo più meeting rooms, breakout areas, aree green e più luminose. Occorreranno investimenti obbligati in tecnologia, ormai inscindibile dalla nostra quotidianità, che ci ha permesso di abbattere le distanze, guadagnare tempo, aumentare la produttività ma anche di supportare la salute mentale dei dipendenti, consentire flessibilità e sicurezza. Gli studi dell’International Workplace Studies Program della Cornell University suggeriscono alle organizzazioni di puntare all'allestimento di ambienti che facilitino la comunicazione e il raggiungimento degli scopi lavorativi, che riflettano e supportino il senso di identità del gruppo e che siano adattabili ai cambiamenti. Tali risultati si possono raggiungere attraverso un’adeguata dimensione, distribuzione e qualità degli spazi di lavoro, prestando particolare attenzione a stili decorativi, arredi, colori, postazioni ed elementi di delimitazione spaziale.
In conclusione, si rende necessaria una progettazione in grado di porsi in una dimensione di ascolto dei bisogni, che monitori e tuteli con costanza lo stato di salute psico-fisico dei lavoratori, il rendimento, il livello di gradimento dell’ambiente e del lavoro svolto. L’integrazione tra il social design, il biophilic design e l’evidence-based design deve essere il presupposto fondamentale di interventi che favoriscano il benessere e migliorino la qualità della vita delle persone.
Bibliografia
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Questi ed altri temi sono affrontati nel Master in Risorse Umane.
Ultima modifica il 12/03/2021
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