Se lo Stato fosse "un'azienda", come dovrebbe essere gestita?
A cura del Dott. Salvatore Caracuta, Dott. Nicolò Davi e Dott. Massimo Sacco, partecipanti agli Executive Master in area Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione.
I continui cambiamenti e le trasformazioni che il nostro Paese affronta ogni giorno offrono uno spunto di riflessione: “come migliorerebbero le risorse pubbliche e, di riflesso, la vita dei cittadini, qualora venissero adottate logiche di gestione aziendalistica anche nei processi di governo dello Stato Italiano? Se lo Stato fosse quindi considerato un'azienda, come dovrebbe gestire i suoi conti? Quali decisioni strategiche, comprese le analisi costi- benefici, sarebbero necessarie per migliorarne l’efficacia e l'efficienza?”
Uno degli aspetti più critici di uno Stato riguarda la distribuzione e l'utilizzo delle risorse pubbliche. Come tutte le aziende, anche lo Stato deve fare un bilancio fra entrate ed uscite, ma a differenza di un'azienda privata, ha l'obbligo di garantire servizi pubblici essenziali: sanità, istruzione, sicurezza, giustizia. Immaginiamo lo Stato come una grande azienda con molteplici dipartimenti e un obiettivo chiaro: migliorare la qualità della vita dei suoi "azionisti", ovvero i cittadini.
1. Analisi del bilancio dello Stato: un punto di partenza indispensabile
Il bilancio consuntivo del 2023 ha registrato entrate pari a 672.251 milioni di euro e uscite pari a 872.904 milioni: il delta tra questi due risultati ci restituisce un gap significativo con un deficit pubblico che si attesta a 200.653 milioni di euro.
Se fossimo dei controller, inizieremmo con il mappare i proventi e le spese principali: entrate da tasse dirette e indirette, contributi previdenziali; uscite per pensioni, sanità, istruzione, investimenti infrastrutturali, ecc.. Ad esempio, nel bilancio 2023, il 15% della spesa totale è stato destinato alla sanità. Ma come è stata utilizzata questa quota? E quali risultati ha prodotto? Queste domande richiedono strumenti di controllo di gestione per ottenere risposte precise.
2. Bilancio per obiettivi e risultati: il "performance budgeting"
Un elemento chiave del controllo di gestione è il bilancio per obiettivi. Invece di concentrarsi solo sulle voci di spesa, si dovrebbe collegare ogni euro speso a un risultato tangibile. Ad esempio, se il bilancio sanitario destina 120 miliardi di euro, gli obiettivi annuali potrebbero essere: ridurre i tempi di attesa per le visite specialistiche del 20%, aumentare del 10% il numero di interventi chirurgici, aumentare del 10% i posti letto per degenti, ecc.. Analogamente, per l'istruzione, si potrebbero fissare obiettivi annuali come: incrementare del 15% le scuole dotate di connessione ad alta velocità, formare 50.000 insegnanti sulle innovazioni tecnologiche e sulle competenze digitali, creazione del 10% delle aree esterne a spazi ricreativi, di aggregazione e/o sportivi, ecc.
L'adozione di KPI (Key Performance Indicators), come quelli indicati sopra, consentirebbe di misurare il progresso e identificare le aree di inefficienza.
3. Controllo dei costi e analisi delle inefficienze
Il controllo dei costi è uno degli strumenti fondamentali del controllo di gestione. Ad esempio, nel 2023 una parte significativa della spesa pubblica è stata destinata all'acquisto di beni e servizi. Una proposta sarebbe quella di centralizzare gli acquisti attraverso una (o poche) piattaforma unica, riducendo i costi grazie all’esercizio di reali “economie di scala”. Inoltre, analizzare i contratti esistenti per eliminare sovrapposizioni e duplicazioni potrebbe portare ad un risparmio significativo.
Nel settore della digitalizzazione, la spesa ICT è aumentata, ma molti servizi pubblici sono ancora gestiti in modo tradizionale. Investire maggiormente nella tecnologia potrebbe ridurre i costi amministrativi del 10%. Tuttavia, non basta acquistare nuove tecnologie è anche essenziale formare adeguatamente il personale per sfruttarle al meglio.
Nel 2023, lo Stato ha speso miliardi in settori chiave:
Categoria | Importo (mln €) |
Sanità | 31.242 |
Istruzione | 18.450 |
Infrastrutture | 24.380 |
R&S | 12.563 |
Difesa | 15.402 |
Ambiente | 8.155 |
Digitalizzazione | 20.503 |
4. Valorizzazione delle risorse umane
Lo Stato è il più grande datore di lavoro in Italia, con oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Tuttavia, la gestione delle risorse umane è spesso percepita come inefficiente.
Anche in questo caso, laddove ci vestissimo del ruolo del controller, proporremmo un piano di formazione continua per ogni dipendente pubblico, con focus su digitalizzazione e customer care.
Sarebbe utile anche introdurre un sistema di valutazione basato su obiettivi chiari, con premi per i dipendenti più performanti. La valutazione delle prestazioni dovrebbe includere test sui progressi ottenuti proprio attraverso la formazione.
Ad esempio, nel settore sanitario, i dipendenti potrebbero essere incentivati a raggiungere obiettivi di efficienza, qualora si adoperassero per “ridurre i tempi di attesa del paziente” o per “aumentare la qualità del servizio”.
5. Digitalizzazione e analisi dei dati
In ambito digitalizzazione sono stati compiuti degli sforzi significativi. La spesa ICT nel 2022 risultava essere pari a 7 mld di euro con un incremento del +7,7% rispetto all’anno precedente, progressione che si è rinnovata nel 2023 raggiungendo quota 7,5 mld di euro.
Tutto ciò, però, costituisce solo un punto di partenza. Infatti, secondo l'Agenzia per l'Italia Digitale, molti servizi pubblici sono ancora gestiti troppo in modo tradizionale. Investire maggiormente in tecnologia potrebbe ridurre i costi amministrativi del 10%. Ma soprattutto investire in digitalizzazione e poi non essere in grado di sfruttarla appieno avrebbe effetti a cascata controproducenti su tutti i servizi pubblici. Per questa ragione l’introduzione degli “Investimenti ICT” dovrebbe essere sempre accompagnata da un sostenuto e intenso piano di corsi di formazione per il personale, a vari livelli, affinchè gli investimenti in questi ambiti possano avere un ROI (return on investment) tangibile e riconoscibile nel medio-lungo termine.
Un altro elemento chiave per migliorare la gestione dello Stato attraverso la digitalizzazione sarebbe senz’altro l’unificazione delle piattaforme digitali, attualmente frammentate in molteplici portali e APP (es. IO, SPID, PagoPA, ANPR, ecc.). Un'integrazione efficace in un’unica piattaforma nazionale potrebbe semplificare l'accesso ai servizi e migliorare la gestione dei dati, risparmiando risorse. Senza contare che oggi si potrebbe usare l’IA (intelligenza artificiale) per gestire le ricche ma diversificate banche dati di informazioni che appartengono ai vari servizi statali, per generare chatbot verticali (per ogni servizio pubblico) capaci di velocizzare le risposte ai cittadini e ridurre i tempi di attesa. Un esempio: l’ottimizzazione del fascicolo sanitario elettronico che attraverso l’uso di applicazioni in IA potrebbe migliorare l'efficienza del sistema sanitario, riducendo le liste di attesa e migliorando l'accesso alle cure.
6. Comunicazione trasparente e coinvolgimento dei cittadini
Un altro aspetto fondamentale, per una gestione pubblica efficace, è la trasparenza. Garantire una comunicazione chiara con i cittadini è essenziale per costruire fiducia e migliorare l'efficacia delle politiche pubbliche. Come controller, potremmo promuovere la pubblicazione di report trimestrali da parte di ogni ministero, per fornire aggiornamenti sui progressi rispetto agli obiettivi prefissati.
Questi report dovrebbero essere facilmente leggibili, con i dati espressi anche attraverso rappresentazioni grafiche per agevolarne la comprensione e la consultazione.
Inoltre, sarebbe utile coinvolgere i cittadini con sondaggi pubblici, permettendo loro di esprimere opinioni e suggerire modifiche alle politiche in corso.
Un esempio pratico di applicazioni metodologiche del controllo di gestione delle aziende private riportato in un servizio pubblico: la “sanità”.
Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è una delle voci di spesa più rilevante. Con strumenti di controllo di gestione, si potrebbero monitorare i tempi di attesa e ottimizzare i costi, centralizzando gli acquisti di farmaci e attrezzature mediche. L'investimento nella prevenzione e nello screening, potrebbe ridurre l'incidenza delle malattie gravi, mentre la telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico potrebbero ridurre i costi operativi.
In questo caso sarebbe fondamentale raccogliere i feedback dai pazienti e confrontare questi dati tra le diverse regioni proprio per conseguire risultati migliori ed ottimizzare i servizi erogati. Stimolare la collaborazione tra sistema pubblico e privato potrebbe portare ad un utilizzo più efficiente delle risorse.
Conclusione
Gestire lo Stato ed i suoi servizi come se fosse un'azienda privata non significherebbe per forza trasformarlo in un'entità esclusivamente orientata al profitto, in molti casi apporterebbe dei benefici perché verrebbero applicati dei principi di efficienza, trasparenza e orientamento ai risultati che migliorerebbero la qualità dei servizi stessi e di conseguenza la qualità della vita dei cittadini.
Partendo dal bilancio ufficiale e utilizzando strumenti di controllo di gestione, possiamo creare le condizioni per una gestione più efficace del sistema, intervenendo tempestivamente dove si presentano inefficienze operative. Migliorando l'organizzazione e l'allocazione delle risorse, lo Stato potrebbe rispondere in modo più efficace alle esigenze della collettività e recuperare la fiducia dei cittadini, che troppo spesso si perde a causa delle distorsioni e delle inefficienze del sistema stesso.
Fonti principali
- Ragioneria Generale dello Stato (https://www.rgs.mef.gov.it)
- MEF - Bilancio consuntivo dello Stato 2023
- Corte dei Conti (https://www.corteconti.it)
- Agenzia per l'Italia Digitale (https://www.agid.gov.it)
- Dipartimento della Funzione Pubblica (https://www.funzionepubblica.gov.it)
- Open Government Partnership (https://www.opengovpartnership.org)
- www.ecbaproject.eu
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Ultima modifica il 11/03/2025
Tags: blogFinanza