Che il nostro sistema economico versi in una crisi nella quale appare invischiato e da cui non riesce a liberarsi, è cosa oramai risaputa. Non pretendiamo, naturalmente, di fornire soluzioni definitive alla situazione, ma ci sembra importante porre l'accento su determinati aspetti ed indicare una direzione che riporta in qualche modo alle origini del problema.

Se infatti analizziamo, seppur sommariamente, i motivi per cui aziende ed imprese incontrano oggi tanta difficoltà nel far fronte alla crisi, anche a causa del loro indebolimento, possiamo sicuramente annoverare tra questi l'eccessiva esposizione finanziaria, intesa sia in senso generale sia, soprattutto, in rapporto al capitale, sia che esso abbia origine da finanziamenti dei soci che da precedenti accantonamenti. Accantonamenti che però, purtroppo, spesso vengono annientati da un'eccessiva pressione fiscale, altra motivazione importante, che intacca pertanto il capitale ed impedisce ogni nuovo investimento aziendale. Contribuisce inoltre a sottrarre risorse finanziarie, oltre che temporali, anche un'eccessiva burocratizzazione che presenta conti troppo salati per gran parte delle piccole e medie imprese e in rapporto al loro volume d'affari.

Ma c'è un altro elemento che riteniamo altrettanto importante e influente e al quale probabilmente possiamo più rapidamente porre rimedio. E' infatti proprio nelle PMI in particolare che riscontriamo un livello assolutamente troppo basso di cultura economico-finanziaria, così come accade anche nelle grandi imprese nei settori non propriamente addetti alla gestione di questioni, appunto, economiche e finanziarie. Tale carenza è riscontrata soprattutto nei settori del Credito, i cui organici dovrebbero invece aver ben chiaro il rapporto tra capacità di credito ed esigenze finanziarie delle imprese e saper individuare le corrette e più utili soluzioni al loro sviluppo.

A cosa è dovuta tale situazione? Senza alcun dubbio ad una debolezza formativa del nostro sistema accademico, privo di un rapporto equilibrato tra formazione teorica e pratica, tra dissertazioni scientifiche e realtà aziendali, sistema che, ulteriormente indebolito dalle ultime riforme, continua a sfornare laureati forti di conoscenze generiche, anche se spesso senza alcuno spessore culturale, ma assolutamente privi di quelle competenze pratiche necessarie alla gestione di un'impresa, di un saper fare spendibile nella pratica aziendale, di qualunque preparazione psicologica che possa renderli forti di fronte allo stress e alle frustrazioni causate inevitabilmente dalle incertezze e dalla precarietà dell'attuale mercato del lavoro e della situazione imprenditoriale.

Tutte caratteristiche che siamo felici di ritrovare nel programma didattico di un buon Master, e che anzi definiremo condizioni necessarie affinchè sia considerato tale, al quale spesso si ricorre per colmare le pesanti lacune della formazione accademica.

A ciò dovrebbero puntare, secondo noi, quelle aziende, anche pubbliche, all'interno delle quali emerge sempre più il bisogno di risorse detentrici di competenze interdisciplinari in grado di velocizzare i processi informativi e decisionali interni, che possano dunque garantire approcci flessibili a difficoltà e problemi e quindi contrastare i momenti di crisi.