A cura dell'Avv. G. Cattani e dell'Avv. P. M. Paolucci

:: (estratto dal libro: "L'Esportazione di Beni Dual Use: Manuale Teorico Pratico" - Maggioli Editore in collaborazione con MELIUSform) ::

Considerazioni introduttive
Questo brevissimo lavoro, espunto da un’opera monografica sul tema1 è rivolto alle aziende che esportano, al loro management e al personale responsabile della compliance interna, al fine di offrire loro uno strumento pratico di lavoro che li aiuti concretamente ed efficacemente.
Ciò premesso, per comprendere appieno una normativa tanto complessa ed in costante evoluzione, sono necessari alcuni cenni sulle finalità e le origini della stessa. L'Unione Europea e l'Italia ritengono che la proliferazione delle armi di distruzione di massa (di seguito anche “WMD”) sia una seria minaccia per la pace e la sicurezza internazionali. A seguito di vari incontri, seminari e visite studio nell'Unione Europea, è stato costantemente approfondito il tema della cooperazione inter-istituzionale e internazionale.
Molte aziende sviluppano nuovi prodotti, trovano nuovi sbocchi commerciali e ottengono nuovi profitti dalle esportazioni. Fermi restando i rischi finanziari relativi alle transazioni connesse all’esportazione, che verranno esaminati in dettaglio nel corpo di questo scritto, il settore dei controlli all’esportazione è spesso considerato, dagli operatori del settore, solamente come un ostacolo burocratico, come un fattore generatore di inutili costi e uno svantaggio competitivo. Tuttavia, se tali disposizioni non venissero rispettate, le aziende comprometterebbero la loro reputazione internazionale, con la conseguenza di perdita di interi mercati esteri e con serissimi rischi di carattere giudiziario per il personale coinvolto. Al contrario, la puntuale conoscenza ed il rispetto delle specifiche normative, nonché delle procedure amministrative connesse, consente di facilitare le transazioni e permette alle aziende di beneficiare di procedure “privilegiate” che possono aumentarne la competitività ed evitare loro sanzioni, non solo finanziarie, il più delle volte, molto severe. Per queste ragioni, il controllo sulle esportazioni è una problematica che non deve essere sottovalutata da parte del management di imprese di qualunque dimensione.
E’ in quest’ottica che si inserisce il presente lavoro, il quale vuole essere uno strumento utile ai professionisti ed alle imprese per la rilevazione dei rischi, per la risoluzione dei problemi, nonché per l’attuazione di un commercio responsabile e profittevole. Al riguardo, è importante sottolineare, pertanto, come il contenuto di questo scritto sia il frutto dell’esperienza concretamente maturata dai rispettivi autori, che da anni operano nel campo dei controlli all'esportazione.
La Legge di riferimento per il controllo delle esportazioni è piuttosto complessa a causa, principalmente, del fatto che le disposizioni possono provenire da diverse fonti normative, di vario livello, in costante evoluzione e che si intrecciano in un groviglio di regole, in cui è spesso difficile districarsi. Da un lato, gli esportatori dovrebbero conoscere tali disposizioni e rispettare la legge in vigore; dall’altro, essi devono costantemente monitorare lo sviluppo di tale normativa e tenersi costantemente aggiornati sui frequenti cambiamenti a cui è sottoposta la legge di controllo delle esportazioni.
Tale compito è poi ancora più difficile, in una società globalizzata, per i gruppi e gli imprenditori con filiali in altri Paesi. Una società dell’Unione Europea, per esempio, che decide di avviare un business in un paese terzo, non solo dovrà osservare la normativa UE sul controllo alle esportazioni, ma dovrà anche conoscere e rispettare le leggi sul controllo delle esportazioni e le importazioni del diritto del paese in cui si trovano le sue succursali o dove intende esportare. E’ possibile, ad esempio, che una esportazione pienamente lecita secondo le norme di diritto dell’Unione Europea o nazionale, possa violare le norme di altri Paesi in cui l’esportatore opera e assoggettarlo a sanzioni severe in quella nazione. Gli Stati Uniti d’America sono un Paese che ha regole di controllo delle esportazioni molto severe, le quali colpiscono con pesanti sanzioni le succursali situate negli USA di società estere, nel caso in cui tali società abbiano violato la legge americana al di fuori del territorio USA, attraverso esportazioni che sono lecite secondo il diritto dei Paesi che le hanno poste in essere. Si comprende, dunque, quanto le imprese. abbiano bisogno di ausilio per affrontare adeguatamente la problematica. Inoltre, il controllo delle esportazioni di beni duali incide notevolmente sulla politica commerciale dell'UE. Non si pensi, infatti, che lo stesso riguardi un numero di beni limitato e colpisca mercati di nicchia. Esso riguarda circa il 10% di tutte le esportazioni dell’Unione Europea. Queste cifre, che ad avviso di chi scrive sono destinate a crescere esponenzialmente, non possono stupire se si comprende l’importanza della problematica e il bene primario che la normativa sui beni duali si prefigge di tutelare. Questo dato è importante per capire come aziende attrezzate per affrontare tali difficoltà possono trarre un notevole vantaggio concorrenziale andando ad esplorare settori di mercato con concorrenza limitata. Un investimento dunque nella conoscenza delle regole che governano il settore e delle procedure di compliance relative può consentire maggiori risultati economici alle aziende che prima si attrezzeranno a perseguire tali obiettivi.
Ciò premesso, il regime di controllo sui beni a duplice uso (e più in generale il regime di controllo sulle esportazioni) costituisce uno degli istituti giuridici utilizzati in seno alla comunità internazionale e all’Unione Europea (di seguito, per brevità anche “UE” o “Unione”), quale efficace strumento per il perseguimento di obiettivi di non proliferazione. Esso si inserisce in un panorama più ampio di misure di contrasto al terrorismo ed alla diffusione di strumenti di sterminio di massa, poste in essere dalla comunità internazionale per il mantenimento della sicurezza comune.
Nella misura in cui tale controllo va ad incidere sulla libera circolazione di beni e servizi, esso rientra nell’ambito delle strategie di politica commerciale dell’Unione e gode, perciò, della copertura normativa di cui all’articolo 133 del Trattato istitutivo (di seguito più semplicemente come il “Trattato”).
Infatti, ai sensi delle previsioni dell’articolo 1332 del Trattato, la politica commerciale comune si fonda su principi che concernono, tra l’altro, l'uniformazione delle misure di liberalizzazione e la politica di esportazione. Per questa attività di controllo, strumentale al raggiungimento degli obiettivi di non proliferazione, è pertanto possibile individuare la competenza normativa UE3.
Nell’ambito della predetta generale macro-categoria del controllo alle esportazioni, si inserisce la specifica e più complessa disciplina dei beni a duplice uso, vale a dire quei beni che possono essere impiegati sia per finalità civili sia per il raggiungimento di scopi non convenzionali distruttivi, riconducibili alle armi di distruzione di massa. Tali beni, in ragione delle loro caratteristiche, rientrano non solo nella sfera giuridica di tutela di chi è preposto ad assicurare che la circolazione dei beni avvenga nel rispetto delle regole che governano la politica commerciale dell’Unione, ma anche nell’ambito di competenza di chi ha il compito di garantire la sicurezza dei singoli Stati e della comunità internazionale. Ne consegue che, nel caso dei beni duali, il controllo sulle esportazioni non coinvolge solo profili di politica commerciale, ma anche elementi di politica estera, nonché di sicurezza nazionale ed internazionale. Attualmente il regime di controllo sulle esportazioni dei beni duali è disciplinato dal Regolamento (CE) n. 428/2009 del Consiglio del 5 maggio 2009 (il “Regolamento”), come successivamente modificato e integrato. Tale normativa costituisce il punto di riferimento per l’approccio alla materia. Senza voler entrare nelle specifiche disposizioni dettate dal Regolamento, dandole per presupposte, si ritiene utile fornire alle imprese alcuni concreti spunti su come agire per poter assicurare il rispetto di tali disposizioni di legge.


[1] L’ESPORTAZIONE DI BENI DUAL USE, Manuale teorico- pratico, Gianluca Cattani e Pietro Maria Paolucci, Maggioli Editore, 2015

[2] Ai sensi dell’articolo 133 del Trattato “la politica commerciale comune è fondata su principi uniformi, specialmente per quanto concerne le modificazioni tariffarie, la conclusione di accordi tariffari e commerciali, l'uniformazione delle misure di liberalizzazione, la politica di esportazione, nonché le misure di difesa commerciale, tra cui quelle da adottarsi in casi di dumping e di sovvenzioni.
La Commissione presenta al Consiglio proposte per l'attuazione della politica commerciale comune.
Qualora si debbano negoziare accordi con uno o più Stati o organizzazioni internazionali, la Commissione presenta raccomandazioni al Consiglio, che l'autorizza ad aprire i negoziati necessari. Spetta al Consiglio e alla Commissione adoperarsi affinché gli accordi negoziati siano compatibili con le politiche e norme interne della Comunità”.

[3] Sul punto Cfr. Corte di Giustizia, 17 ottobre 1995, Werner Industrie c. Germania, causa C-70/94; Corte di Giustizia, 17 ottobre 1995, Leifer e altri c. Germania, causa C-83/94; Corte di Giustizia, 15 dicembre 1976, Donckerwolke, causa C-41/76.


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