L’accordo siglato lo scorso febbraio tra Governo, regioni e parti sociali - “Linee guida per la formazione 2010” - assegna alla formazione continua un ruolo fondamentale per aiutare il paese a prendere il treno della ripresa.

Tutela dell’occupazione - nello specifico, il documento parla di “opccupabilità” - e rilancio della competitività delle imprese: questa è la nuova sfida che istituzioni, aziende e sindacati sembrano cogliere di fronte al difficile scenario della crisi economica del Paese.
Ma che cosa significa essere “occupabili”? Secondo quanto ben specificato nel testo dell’accordo significa disporre di servizi e di strumenti per essere sempre “assumibili” dalle imprese, quindi di poter automaticamente ridurre il rischio di perdita di lavoro oppure di poter ricollocarsi rapidamente sul mercato del lavoro attraverso la riqualificazione delle professionalità. In sintesi: sviluppare la formazione continua.
Il punto di partenza di questa nuova strategia di approccio è rappresentato, appunto, dalle linee guida dell’accordo, che pere amor di precisione è opportuno sottolineare che è stato siglato il 17 febbraio 2010 tra il Ministero del Welfare, le regioni e le parti sociali; secondo quanto dichiarato dal Emma Marcegaglia, si tratta di quelle che il presidente di Confindustria ha definito “Le linee guida che fanno del 2010 l’anno della formazione.
L’accordo ha come oggetto un’azione di coordinamento tesa a garantire, tramite la formazione, il rientro al lavoro di tutti coloro che sono stati sospesi dalle proprie attività a causa della crisi economica: disoccupati, lavoratori in mobilità o in cassa integrazione.
Nello specifico, il testo si articola attraverso 5 linee guida. Vediamole insieme:
1) attivazione di una cabina di regia per l’analisi dei fabbisogni di competenze e figure professionali da ricercare su tutto il territorio nazionale in base alle specifiche esigenze mostrate dalle imprese;
2) impiego diffuso del metodo di apprendimento “per competenze”;
3) ampliamento e diversificazione delle azioni formative in favore dei non occupati attraverso la promozione dell’apprendimento nell’impresa attraverso tirocini di inserimento, corsi di istruzione e formazione tecnico superiore, contratti di apprendistato;
4) possibilità di impiego delle risorse dei fondi interprofessionali da destinare ai lavoratori in mobilità e il rilancio del contratto di inserimento per gli over 50, i giovani e le donne;
5) definizione in via sperimentale per il 2010 del sistema di accreditamento basato sul libretto formativo che registra e certifica le competenze acquisite da ciascuna persona al fine di migliorare la trasparenza dell’incontro sul mercato del lavoro tra domanda e offerta.

L’accordo prevede uno stanziamento di 2 milioni e mezzo di euro per il 2010 derivanti dal Fondo Sociale Europeo, dai fondi interprofessionali e dal Fondo rotazione e alimentato anche con il contributo dello 0,30% sulle retribuzioni.
I firmatari dell’accordo si sono dichiarati “soddisfatti”, sottolineando anche, attraverso Michele Tiraboschi (consigliere del ministro del Lavoro Sacconi) come “La maggior tutela per i lavoratori deriva dalla loro adattabilità e occupabilità. In una parola: dalla formazione”. L'ok è arrivato anche da tutte le organizzazioni sindacali e dalle associazioni d'impresa. La Cgil in particolare ha motivato la sua adesione parlando di una “fase difficile che impone l’impegno di tutti sulla formazione”. Nel testo dell’accordo è stato aggiunto anche l'impegno a definire, entro il primo semestre del 2011, un “repertorio nazionale dei profili professionali”: strumento che, secondo Giorgio Santini (Cisl) garantirà a tutti i lavoratori coinvolti in un percorso formativo una certificazione uniforme delle nuove competenze acquisite.