Trovare lavoro non è semplice, e non solo per l'ovvia constatazione su quanto l'attuale crisi stia colpendo l'economia e con essa il mercato del lavoro. Il fatto è che la difficoltà principale, al di là della contrazione contingente, consiste nell'effettiva possibilità che si verifichi l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro; che gli attori coinvolti in questo processo riescano efficacemente ad incontrarsi e a mettere sul tavolo le proprie disponibilità ed esigenze e che, tra le persone in cerca di occupazione, vi siano informazioni adeguate a muoversi con efficacia in un mercato che con il passare degli anni è diventato sempre più complesso. E' proprio l'informazione infatti il bene più prezioso per muoversi sul mercato del lavoro. Un'informazione apparentemente disponibile in abbondanza su media tradizionali e non, ma che in realtà non affronta il tema con esaustività relegando l'utenza all'assorbimento di notizie di stampo cronachistico che rendono pienamente l'idea della crisi e delle sue conseguenze sull'occupazione, ma che poco informano sulle dinamiche del mercato del lavoro e sulle reali possibilità che esso mette a disposizione.

I tempi sono cambiati e con essi il lavoro. Nel dopoguerra, l'epoca dorata dei baby boomer, spesa pubblica e ricostruzione avevano tracciato una strada di sviluppo che rendeva facile l'accesso ai mestieri tradizionali, quelli più noti. Con il restringersi di queste opportunità non sono cessate le necessità di manodopera e le possibilità di impiego, solo che gli aspiranti lavoratori non dispongono di informazioni sufficienti per accedere alle migliaia di professioni che esistono ma che neppure sono ambite da disoccupati che ne ignorano l'esistenza. Per spiegare questo stato di cose può venire efficacemente in soccorso una metafora: potremmo vedere il mercato del lavoro come un gigantesco iceberg. Sappiamo che queste enormi masse di ghiaccio lasciano in vista, sopra il pelo dell'acqua, solo una minima parte della loro gigantesca massa: appunto il mercato del lavoro con i mestieri tradizionali che rappresentano la parte emersa dell'iceberg mentre tutte le altre possibilità di impiego restano sommerse, sconosciute ai più.

Nella fase di ricerca del lavoro occorre dunque approfondire la conoscenza del mercato del lavoro nella sua interezza dedicandosi anche alla parte sommersa dell'iceberg, accedendo così ad un ambito dagli orizzonti più vasti e dalla selezione meno agguerrita. Abbiamo detto delle professioni tradizionali, circa un centinaio dal panettiere all'avvocato, che sono note a tutti come noti sono i canali per accedervi. Ma cosa si può trovare nella parte sommersa dell'iceberg? Secondo il Dictionary of Occupational Titles sarebbero nell'ordine della decina di migliaia i lavori censiti nel 1991 dal competente Dipartimento statunitense mentre per il nostro Ministero del Lavoro le diverse possibili occupazioni ammonterebbero alla bella cifra di 6761.

La stragrande maggioranza dei lavoratori italiani sono impiegati nel settore della piccola e media impresa. 70 lavoratori su 100 sono impiegati in aziende con meno di 100 persone a libro paga. Ovviamente queste aziende per la loro relativamente ridotta dimensione non possono affrontare spese significative per la selezione del personale e per diffondere le loro esigenze di assunzioni.

Queste opportunità di lavoro non viaggiano quindi, nella maggioranza dei casi, attraverso canali tradizionali. Del resto che la maggioranza del lavoro sia disponibile presso le piccole e medie imprese è reso evidente dal fatto che le grandi imprese, le cui scarse possibilità di impiego sono sommerse di richieste, appaltano una parte significativa dei loro processi produttivi a piccole realtà manifatturiere che rappresentano il così detto indotto.

Eppure l'attenzione di coloro che sono in cerca di lavoro si appunta sempre quasi esclusivamente sulle grandi imprese, mentre vengono ignorate le possibilità offerte da quelle piccole le quali potrebbero invece essere benissimo un trampolino di lancio per la propria carriera.

Il fatto è che le notizie che piovono addosso a chi è in cerca di lavoro possono distorcerne la rappresentazione della realtà. La rilevazione statistica che certifica la sofferenza di un sistema economico, o più in particolare di un determinato settore produttivo, non deve condurre necessariamente alla convinzione che non vi sia possibilità di impiego, magari fortemente specializzato, presso una certa azienda, anche se questa appartiene ad un comparto in crisi. Così come tante e variegate sono le opportunità occupazionali, tante sono le varianti contrattuali con cui ci si può legare ad un datore di lavoro. Tramontata l'epoca del posto fisso, nonostante il recente tentativo di regolamentazione posto in essere dal ministro Fornero, le aziende propongono sempre di più formule flessibili che meglio aderiscono alle esigenze produttive: questa varietà deve essere considerata fonte di maggiori possibilità di accesso al mondo del lavoro. Un accesso che rimane in definitiva imprescindibile da una conoscenza delle dinamiche del mercato del lavoro nella sua interezza, della parte emersa dell'iceberg quanto di quella sommersa, della grande come della piccola impresa, dell'opportunità a tempo indeterminato quanto di quella flessibile. In estrema sintesi occorrerà per avere successo nella ricerca dell'impiego curarne in maniera scrupolosa l'organizzazione, studiare le possibilità contrattuali e documentarsi, interpellare professionisti del ramo e intensificare le rete dei propri contatti.