La formazione: una premessa necessaria per competitività e successo
A cura di A. Micheletti, (partecipante del Master in Risorse Umane)
Nel 1995 McArthur Wheeler, cittadino statunitense, nell’arco di una giornata rapinò a volto scoperto due banche nella città di Pittsburgh (Pennsylvania, USA). Inutile dire che furono sufficienti le registrazioni delle telecamere di sorveglianza per identificare l’autore dei fatti e procedere rapidamente al suo arresto.
Che rilevanza ha questo fatto con la tematica della formazione? Apparentemente nessuna, tuttavia il fatto di cronaca entrò nella storia perché, al momento dell’arresto, il signor Wheeler si mostrò sorpreso, quasi incredulo, dalla rapidità con cui le forze dell’ordine lo avessero rintracciato, stupore che giustificò confessando il fatto ma soprattutto dichiarando che, prima di agire, si era cosparso del succo di limone sul viso convinto che questo lo avesse reso invisibile. La sua dichiarazione tra il surreale e l’incredibile non poté passare inosservata, tanto che due psicologi della Cornell University (David Dunning e Justin Kruger) presero spunto proprio da quell’episodio per sviluppare uno studio sulle dinamiche della competenza che si concluse qualche anno più tardi, nel 1999, con la definizione del cosiddetto effetto Dunning-Kruger. Lo studio ha così rivelato l’esistenza, in certi soggetti, di una distorsione cognitiva per la quale individui poco esperti in una determinata materia tendono a sopravvalutare le proprie abilità ritenendosi altamente qualificati; viceversa, chi è realmente competente spesso sottovaluta la propria reale conoscenza a causa della scarsa fiducia in sé stessi. Questo fenomeno è un diverso modo, ma ugualmente efficace, per spiegare l’importanza della formazione che, intesa come percorso, è funzionale ad una presa di coscienza delle conoscenze ed abilità che si sono formate dentro di noi.
Formare, quindi, significa imprimere delle metodologie nelle menti delle persone al fine di consolidare la consapevolezza delle proprie capacità nonché stimolare un cambiamento quando necessario. Ancora una volta la flessibilità e la capacità di cambiare o l’innovarsi ed il sapersi adattare a nuovi scenari sono elementi essenziali perché identificano quelle abilità necessarie per affrontare le sfide della quotidianità. Affinché queste possano essere superate è indispensabile avere alla base una certa predisposizione nell’affrontarle e nell’individuare le soluzioni migliori, una predisposizione che discende direttamente dalla formazione di ognuno di noi. Ecco perché la formazione riveste un ruolo fondamentale tanto nelle persone fisiche quanto nelle persone giuridiche, intese quindi come insieme di più persone con specifiche peculiarità e che agiscono per realizzare un obiettivo comune.
Da sempre, ma a maggior ragione in tempi più recenti è risultato evidente come investire sulla formazione rappresenti la migliore strategia per garantire un elevato livello di competitività dell’azienda. Se formare significa produrre nelle proprie risorse interne degli stimoli e dei cambiamenti nei comportamenti nonché nelle conoscenze ed abilità al fine di migliorare anche la generale performance dell’organizzazione, appare chiaro come le attività di formazione permettano di conseguire una pluralità di obiettivi che coinvolgono tanto il breve termine quando il lungo periodo e andando di conseguenza a ricollegarsi, prima, più alla necessità di colmare un gap nelle competenze (soft o hard e che spesso si legano alle novità e costanti cambiamenti che caratterizzano il mercato) tanto del singolo quanto del gruppo di lavoro e, poi, alla volontà di far crescere professionalmente le persone. Per questo motivo, le organizzazioni che investono nella formazione non lo fanno solo per accrescere il proprio valore e di conseguenza il proprio business, ma anche perché riconoscono l’importanza e la centralità delle risorse umane interne, quali leve primarie per la competitività dell’azienda.
Investire sulla formazione oggi diventa sinonimo di salvaguardia della propria competitività sul mercato nonché può rappresentare lo strumento per garantirsi qualche vantaggio sui competitors. Se da un lato permette di acquisire nuove competenze e conoscenze, di colmare possibili lacune e valorizzare nonché scoprire nuovi talenti, dall’altro lato identifica un fattore differenziante dell’azienda nel mercato di riferimento. Va anche detto, poi, che molti dipendenti vedono la formazione come strumento, non tanto per la semplice acquisizione di conoscenze, ma piuttosto come mezzo per incrementare le proprie capacità pratiche ed è oggettivo che abbia la forza di generare un sempre maggiore coinvolgimento ed impegno delle risorse stesse. Questo aspetto molte aziende lo hanno capito benissimo tanto da aver costituito delle Accademy aziendali, ossia una vera e propria scuola di formazione interna all’azienda per qualificare il personale e coinvolgerlo direttamente. Se ogni azienda può considerarsi una macchina produttiva e i dipendenti come coloro i quali “muovono” tale macchina al fine di ottenere il prodotto finale, non è difficile capire come la formazione del personale giochi un ruolo fondamentale per garantire un ambiente stimolante per il lavoratore ed un incremento della qualità produttiva per l’azienda. Detto in altri termini, la formazione accresce il valore dell’organizzazione tanto quanto quello delle persone e specie nei tempi più recenti è diventato lo strumento per l’acquisizione delle nuove competenze ed abilità indispensabili per fronteggiare i cambiamenti dettati dalla pandemia. La rapidità con cui i mercati si evolvono e l’alta competitività al suo interno richiedono una costante attenzione verso lo sviluppo delle risorse umane per permettere alle stesse di acquisire tutte le competenze e le conoscenze necessarie per svolgere al meglio le proprie mansioni e colmare così eventuali lacune riscontrate.
Formare, quindi, significa anche valorizzare e sviluppare i talenti e, più in generale, gratificare tutti i dipendenti, per ottenere nell’insieme quel vantaggio competitivo che denota l’impresa di successo. L’attività formativa, oggi, si sta spesso traslando da un contesto “di presenza” ad un contesto digitale e va anche sottolineato come molte realtà abbiano proprio sfruttato il periodo di lockdown e di riduzione dell’attività produttiva per sviluppare interventi di crescita e sviluppo delle proprie risorse. Chiaramente chi era preparato e più predisposto ad accettare l’e-learning come modalità di erogazione della formazione sarà riuscito a sviluppare percorsi formativi nel modo più efficace. Tuttavia, va anche detto che la necessità di adattarsi ai nuovi scenari ha portato realmente all’incremento delle attività formative e per lo più attraverso l’impiego delle piattaforme e-learning, tanto da riscuotere, oggi e dopo la loro sperimentazione, la preferenza di molti rispetto alla più tradizionale lezione d’aula. La pandemia ha di fatto messo alla prova molte realtà colpendo la loro solidità, evidenziando le fragilità, le difficoltà nell’organizzarsi o nella capacità di individuare le competenze necessarie per le quali si dovrà investire maggiormente, ma nonostante l’evidenza nota a tutti dei numerosi lati negativi, in un certo senso si deve proprio all’esperienza del lockdown il “merito” di aver sottolineato l’importanza della formazione da vedersi come investimento necessario e non come un mero costo evitabile.
Formazione, che non deve trovare limiti in fattori quali:
- Età: perché apprendere significa evolversi e ciò rimarrà sempre un’esigenza tanto delle aziende quanto delle persone fisiche. Con l’avanzare dell’età si riscontrano maggiori difficoltà nell’apprendere e nella capacità di concentrarsi e proprio per tener viva questa necessità non si deve trascurare la formazione che, dal canto suo, permette anche di facilitare il cosiddetto age management.
- Motivazione: da non sottovalutare quando si pensa alla formazione come input per un cambiamento. La motivazione richiede energia e capacità di progettare il futuro in modo tale da influenzare anche la realtà di chi vive solo il presente.
- Tempo: è fondamentale, perché il contesto lavorativo tipico è quello delle scadenze da rispettare e della necessità di tener conto anche di fattori quali eventi imprevedibili, possibili interruzioni o altre attività da portar avanti parallelamente. Se il contesto è questo, il cambiamento è percepito con allarmismo e come anomalia che fa scorrere il tempo, all’apparenza, ancor più velocemente, suscitando sentimenti di impotenza ed impossibilità. Qui, la formazione è chiamata in campo per aprire le menti “chiuse” e per insegnare a gestire al meglio il tempo a nostra disposizione, anche se il rischio è proprio quello di identificare la formazione in un qualcosa di residuale, per l’eventualità che rimanga del tempo libero.
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- ZAPELLI G.M., La formazione aziendale ai tempi del Coronavirus, in www.smeup.com, 21 Apr. 2020
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Ultima modifica il 04/01/2021
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