Anche se meno conosciute o se vogliamo meno eclatanti spesso le associazioni di categoria imprenditoriali svolgono ruoli altrettanto importanti al tavolo delle trattative.

A cura della Dott.ssa Jasmin Valeria Di Crescenzo, partecipante dell'Executive Master in Giurista d'Impresa & General Counsel


Per capire al meglio il loro ruolo dobbiamo in primis analizzarne le caratteristiche. Queste infatti possono essere comprese al meglio riflettendo sulla duplice natura del ruolo dell’imprenditore, il quale è si datore di lavoro e allo stesso tempo è uomo di affari, ma dobbiamo soffermarci altresì  sul raggio di azione che tale figura può avere, il quale agisce individualmente come responsabile dell’impresa oppure collettivamente come membro di un gruppo portatore di interessi comuni.

Tuttavia, la duplice natura dell’imprenditore può essere considerata la variabile all’interno del sistema - associazioni di categoria.

Ebbene:

  • in quanto datore di lavoro deve interagire con i propri dipendenti e rispondere ai cambiamenti del mercato;
  • in quanto uomo di affari, invece, è tenuto a definire le strategie produttive ed economiche dell’impresa in relazione al mercato.

Va precisato inoltre come l’associazionismo imprenditoriale può nascere da due esigenze distinte, da una parte troviamo la tutela degli interessi commerciali. Le trade associations si preoccupano infatti degli interessi di specifiche categorie di produttori, avendo a riguardo la commercializzazione dei prodotti e la regolazione delle attività economiche delle aziende.

Dall’altro lato troviamo la tutela degli interessi economici e sociali. A tal proposito le associazioni datoriali, dette anche employers’associations, hanno la funzione di rappresentare le imprese nel campo della contrattazione collettiva e delle politiche sociali.

In Italia queste due funzioni vengono svolte dalle medesime associazioni datoriali generando fenomeni di specializzazione interna.

Proprio le caratteristiche e le motivazioni alla base delle associazioni datoriali ci permettono di evidenziare le peculiarità che delineano l’azione imprenditoriale collettiva, tra cui la necessità di discrezionalità e di standardizzazione: le aziende hanno sempre più bisogno di ampi margini di autonomia per mantenere la flessibilità necessaria ad adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato ma, allo stesso tempo, necessitano anche di stabilizzare i fattori che regolano il mercato del lavoro per mantenere un’equa competizione tra le imprese.

Inoltre altro fattore determinante è la diversità degli interessi: le organizzazioni di imprenditori racchiudono membri con interessi economici e produttivi tra loro differenti, accomunati dalla necessità di mantenere un’unità politico - contrattuale nel confronto con le altre parti sociali.

Infine la capacità di rappresentare imprenditori o imprese permette di dosare la tutela di aspetti di solidarietà che accomuna gli imprenditori e di aspetti di diversità che connotano le imprese che popolano il mercato.

In Italia l’associazionismo imprenditoriale è nato prevalentemente come strumento per rispondere alle rivendicazioni operaie collegate allo sviluppo industriale. Tale fenomeno in seguito ha goduto di uno sviluppo relativamente rapido grazie anche all’intervento dello Stato, in particolar modo in quei momenti storici caratterizzati da conflitti bellici e da crisi economiche e politiche che da questi sono derivati.

La rappresentanza degli imprenditori italiani è costituita da un sistema frammentato o segmentato  che ha dato vita a una serie di confederazioni; esso racchiude due diversi assi di divisione:

  • uno settoriale;
  • uno dimensionale.

Per quanto riguarda il primo, in Italia, a differenza di altri paesi come ad esempio la Germania, esistono organizzazioni autonome e tra loro indipendenti per diversi settori dell’economia. Con riferimento, invece, all’asse dimensionale va detto che il territorio italiano è da sempre caratterizzato dalla presenza massiccia di piccole realtà produttive organizzate in associazioni che ne tutelano gli interessi. Tuttavia, mentre in altri Stati queste associazioni instaurano legami di affiliazione con le confederazioni che tutelano le grandi imprese, in Italia ciò non accade e in molti casi piccole e grandi realtà industriali vivono in contrapposizione tra loro.

Questa segmentazione ha generato la nascita di numerose organizzazioni caratterizzate da un diverso orientamento verso il tipo di struttura contrattuale che cercano di realizzare.

Nello specifico a livello intercategoriale le associazioni si aggregano secondo tre grandi settori economici: quello industriale, agricolo e del terziario. Così Confindustria è una confederazione intercategoriale che, esattamente come le grandi confederazioni dei lavoratori, riunisce nel proprio ambito le associazioni delle diverse categorie: la Federmeccanica per le imprese metalmeccaniche, la Federchimici per quelle chimiche e chimico- farmaceutiche e così per ogni settore.

L’unità di base della Confindustria è l’associazione provinciale degli industriali, la quale riunisce gli industriali di tutte le categorie produttive nell’ambito di una stessa provincia. E le associazioni provinciali operanti nell’ambito di una regione sono raggruppate nella federazione regionale. Va precisato, inoltre, che per l’importanza delle imprese di Confindustria presenti nella regione Lombardia, un peso considerevole è assunto da Assolombarda; mentre un’altra confederazione di rappresentanza degli imprenditori industriali è la Confapi.

Allo stesso modo sono associazioni intercategoriali anche Confcommercio e Confesercenti per il settore terziario e Confagricoltura unitamente a Confcoltivatori e Coldiretti per il settore agricolo, mentre l’ABI riunisce le imprese bancarie.

La Confindustria affianca in maniera attiva i suoi associati in fase di contrattazione sia a livello settoriale che aziendale; difatti, l’accordo interconfederale del 1993, seguito da quello del 2011, ha rappresentato una delle prime iniziative verso il ritorno alla centralizzazione.

La tendenza di questa organizzazione, orientata verso un superamento della frammentazione che caratterizza l’universo datoriale in Italia, rispecchia a pieno le esigenze che derivano dalla sua composizione: la Confindustria infatti rappresenta un bacino di imprese molto diverse tra loro in termini di comparto e dimensioni, all’interno del quale le piccole aziende hanno una discreta influenza.

Bibliografia

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Ultima modifica il 24/03/2022