L’ informativa di bilancio e i legami con l’earning management

A cura di:

Maria Laura Colombo, Financial Controller / Bilancio Consolidato Specialist - Socio Assocontroller

Marco Astolfi, Financial Controller e Coordinatore Scientifico dei Master in Finanza e Controllo Meliusform Business School 


Premessa

Financial statement tell a story, and the story should make sense. If not, it’s possible the story is a fake.” (Prof. W.Steve Albrecht) [1]

In letteratura italiana non c’è molto di scritto sulle operazioni di “politica/manipolazione/sofisticazione” di bilancio (earning management) quasi come se, per pudore, si volesse in qualche modo evitare di toccare argomenti che potrebbero indurre il lettore a perseguirli, oppure per il timore degli autori stessi di essere fraintesi nel loro processo di informazione ed analisi di queste operazioni, essendo il confine tra il lecito e l’illecito in parecchi casi davvero labile. Ciononostante non si può disconoscere che il bilancio, nel suo percorso di redazione, non lasci ampie casistiche di discrezionalità agli amministratori. Il punto è “come viene esercitata questa discrezionalità” ed in particolare “se viene attuata volontariamente” per far apparire un bilancio differente da quello reale. Partendo da questo presupposto, con il presente numero di MELIUS24, il nostro intendimento è stato quello di redigere un documento di sintesi che fosse scevro da ogni forma di suggestione contabile che queste operazioni potrebbero evocare e che puntasse esclusivamente a fornire uno studio asciutto di quelle che potrebbero essere le operazioni di earning management più frequenti, in modo da accrescere la consapevolezza (in coloro che sono chiamati ad analizzare il bilancio delle imprese) di imbattersi in fattispecie simili.
Pertanto, fare un’analisi di earning management di valore non significa limitarsi alla mera analisi contabile di una società, è necessario indagarne la storia e l’evoluzione contestualizzata al settore di appartenza. 
Si vuole, in questa premessa, anche sollevare un altro aspetto non trascurabile, ovvero che le analisi di questo tipo cambiano radicalmente anche in ragione della dimensione aziendale e della presenza o meno in impresa della figura del revisore o di altro organo di controllo. Si intuisce che laddove si fosse in presenza di una realtà rientrante nelle c.d. PMI, la discrezionalità valutativa degli amministratori e/o del management dell’impresa (laddove vi fosse un’organizzazione con figure manageriali) sarebbe con molta probabilità maggiore e si potrebbero avere molti più casi di “politica” contabile.

In questo lavoro, partendo dalle indicazioni date del Conceptual Framework for Financial Reporting pubblicato dallo IASB, si cerca di definire un processo operativo di earning management che sia utile per indagare la storia di una società e comprendere se si sono effettuate delle manovre manipolative del biancio. Come si può immaginare, le aree di bilancio che possono essere soggette ad artificiosa discrezionalità valutativa da parte degli amministratori e/o del management sono numerose e conseguentemente molti sono gli indicatori (ratios) che si possono costruire per cercare di indagarle. In questo trattato si è pensato di soffermarsi principalmente sulle seguenti macro voci di bilancio, in quanto si reputano essere quelle dove, con maggiore ricorrenza, si annidano operazioni manipolative: ricavi, voci di incremento del valore della produzione, rimanenze, ammortamenti, accantonamenti fondi rischi e svalutazione, concludendo il tutto con alcuni esempi di disclosure analysis di società quotate.
Si vuole, in questa premessa, anche sollevare un altro aspetto non trascurabile, ovvero che le analisi di questo tipo cambiano radicalmente anche in ragione della dimensione aziendale e della presenza o meno in impresa della figura del revisore o di altro organo di controllo. Si intuisce che laddove si fosse in presenza di una realtà rientrante nelle c.d. PMI, la discrezionalità valutativa degli amministratori e/o del management dell’impresa (laddove vi fosse un’organizzazione con figure manageriali) sarebbe con molta probabilità maggiore e si potrebbero avere molti più casi di “politica” contabile.

Il Conceptual Framework for Financial Reporting (CF) pubblicato dallo IASB nel 2018 ha confermato che l’obiettivo del bilancio è di fornire informazioni economiche e finanziarie d’impresa che siano utili agli investitori attuali e potenziali nell’assunzione delle decisioni di investimento sull’impresa stessa. Il CF definisce gli utilizzatori principali [2] e il tipo di informazione che tale documento deve fornire specificando che:

  • l’informativa di bilancio dovrà cercare di soddisfare il maggior numero di utilizzatori principali, i quali dovranno comunque utilizzare fonti esterne per completare la loro raccolta di informazioni;
  • il bilancio non ha l’obiettivo di fornire informazioni sul valore di un’azienda, ma solo di fornire informazioni agli utilizzatori principali che agevolino la loro stima sul valore dell’azienda aiutandoli a comprenderne la solvibilità, la liquidità, la capacità di finanziamento e la redditività. Secondo lo IASB la valutazione della capacità di generare flussi di cassa, nonché di apprezzarne i tempi e di verificarne la certezza, è alla base del processo decisionale degli utilizzatori di bilancio (CF – the objective of Financial Reporting par. 5-6-7). 

Il CF ribadisce inoltre le caratteristiche qualitative che devono avere le informazioni tratte dai documenti contabili: “devono svolgere una funzione predittiva e di controllo rappresentando fedelmente la sostanza del fenomeno economico sottostante, devono essere significative, comparabili e verificabili nel tempo e nello spazio e devono essere tempestive e chiare”. 
Ovviamente quanto ribadisce il CF non si discosta di molto da quanto già previsto dal nostro ordinamento civilistico nell’enunciare i principi fondamentali del bilancio (secondo comma art. 2423 c.c.) e i principi di redazione (art. 2423-bis c.c.).

Tuttavia, queste indicazioni hanno fatto si che si sviluppassero delle ricerche in tre macro aree di studi:

1) quella sulla Value Relevance e sulle reazioni dei mercati rispetto alle informazioni di bilancio, direttamente connessa alla caratteristica della “Relevance” considerata come qualità fondamentale per podurre bilanci utili;

2) quella sulle politiche di bilancio (earning management), che possono essere messe in relazione con la Faithful Representation e specificatamente con il principio di neutralità delle informazioni di bilancio;

3) quella sulla qualità della revisione (Audit quality) connessa alla Faithful Representation e specificatamente con il principio della reliability.


[1] Prof. W.Steve Albrecht – Merriott School of management at Brigham Young University.

[2] Dato che non è possibile fornire tutte le informazioni per soddisfare tutti gli utilizzatori il framework definisce gli utilizzatori principali (“Primary Users”) in base al potere di cui dispongono nell’ottenere le informazioni necessarie all’assunzione delle decisioni. Sono quindi considerati utilizzatori principali: gli investitori essitenti o potenziali, i finanziatori e gli altri creditori. Il management, avendo il potere di ottenere le informazioni necessarie all’assunzione delle decisioni senza bisogno di utilizzare il bilancio, e altre parti come il Governo, sono utilizzatori ma non utilizzatori principali.

Ultima modifica il 21/06/2022