La prima cosa che un ente della formazione verifica prima di mettere in cantiere un nuovo master/corso è quella di accertarsi se il nuovo programma formativo incontrerà l’interesse del mercato. Non è infrequente che questa verifica avvenga attraverso il monitoraggio periodico e costante dell’offerta formativa di altre strutture (atenei o enti privati) presenti sul mercato della formazione e successivamente ‘copiando’ quei programmi o modelli didattici che hanno superato con successo lo scoglio iniziale dell’introduzione sul mercato.
 
Per questa ragione, spesso si assiste in Italia ad un plagio continuo e costante nel settore della formazione, ovvero un  sistematico e ben poco creativa sorta di ‘copia ed incolla‘ in auge fra le moltissime istituzioni del settore, che, seppure con modalità profondamente diverse, assomiglia a quel fenomeno commerciale, meglio noto come ‘comparaggio’, molto diffuso nel settore farmaceutico prima che si ponesse freno al suo dilagare con l’operazione “Giove”, condotta e portata a termine dalla Guardia di Finanza nel 2004 e che ha investito il settore farmaceutico. Alcune aziende farmaceutiche, grazie a questa spregiudicata strategia commerciale, avevano potuto espandere le loro quote di mercato senza che investissero molti soldi nella ricerca e sviluppo, semplicemente replicando (con pochi aggiustamenti) il composto molecolare sviluppate da altre aziende che invece investivano nella ricerca. Infatti, perché, tra due medicinali contenenti lo stesso principio attivo, il medico o il farmacista avrebbe dovuto scegliere il farmaco della casa farmaceutica 'A' piuttosto che quello della casa farmaceutica 'B' se il primo aveva anche un prezzo della confezione inferiore? Perché, quindi, non investire i soldi della ricerca nella più sicura e meno rischiosa azione di comunicazione e pubblicitaria se il prodotto funzionava?
 
In maniera abbastanza similare, anche nella formazione si assiste a casi in cui alcuni enti sembrano abilissimi nel proporre master e corsi etichettati come innovativi, quando invece questi si rivelano spesso assolutamente analoghi ad altri proposti da concorrenti sotto un’altra egida. Un plagio che avviene non solo nell’ambito delle stesse tematiche trattate nel programma formativo, ma anche per altri elementi connessi al servizio didattico: il titolo, i docenti, i servizi resi, le formule di erogazione, ecc…
 
Il mercato della formazione, in verità, consta di molte organizzazioni capaci di muoversi con indubbia dinamicità. Strutture che sanno anticipare i cosiddetti bisogni formativi dell’utenza. Altre realtà, meno “creative”, invece, si muovono con maggior affanno e cercano di colmare il gap copiando tout court modelli proposti con successo da altre istituzioni, magari avvalendosi del loro miglior nome sul mercato e di un brand di maggior prestigio.
 
Facciamo un esempio. Una istituzione che immette sul mercato un nuovo master o un corso innovativo spesso agisce in base alle richieste avanzate da alcuni ex corsisti, oppure raccogliendo le aspettative di chi chiede informazioni sul catalogo-corsi proposto dalla scuola.

Se il nuovo evento formativo dovesse essere connotato da successo (in genere si definisce tale se la platea degli iscritti consta di un alto numero di partecipanti) il cosiddetto “effetto copia” sarà quasi immediato, lo stesso corso vedrà a breve ulteriore luce in qualche altra struttura del settore, e nel giro di un anno sarà probabilmente anche riprodotto – magari con qualche variante, ma nemmeno tante – in almeno una cinquina di organizzazioni differenti. Stessa cosa avviene per i programmi, per la durata del percorso didattico, per i docenti, per le formule adottate (lezioni serali, week-end, part time, ecc…), per il linguaggio (vanno fortissimo le anglofonie), per i servizi associati (libri, roleplay, project work, …). Insomma l’imbarazzante corsa al plagio si raddoppia e moltiplica, fra l’altro senza la benché minima tutela e regolamentazione legale. E a rimetterci sono quasi sempre le organizzazioni meno blasonate, quelle che magari hanno avuto l’intuizione formativa originale senza poi essere in grado di sfruttarla economicamente appieno e nel tempo per mancanza di adeguate risorse finanziarie da investire nella pubblicità del prodotto.
 
Sarà anche la legge di mercato, ma se quella di questo settore fosse connotata da regole certe, forse tante situazioni poco limpide – come il plagio imperante e il “copia incolla” selvaggio – non troverebbero terreno fertile per riprodursi.