Merito e meritocrazia. Il “saper fare” richiesto dalle aziende
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Avete mai provato a sfogliare gli annunci delle offerte di lavoro? Se ne state cercando uno, sicuramente l'avete fatto. E avrete senz'altro notato come tra le qualità o attitudini richieste oggi da un'azienda vi siano volontà, competenza, esperienza. Promettendoci di tornare presto sui tre concetti, ciò che è importante sapere subito è che si tratta dei criteri su cui si basa l'idea di “meritocrazia”, principio che oggi le aziende abbracciano sempre di più e che ispira la maggior parte dei buoni corsi di formazione oggi disponibili.
Non abbiamo certo lo spazio né probabilmente la competenza necessaria per un trattato sulla meritocrazia, ma possiamo brevemente ricordare che il termine fu usato per la prima volta nel 1958 dallo scrittore e attivista inglese Michael Young nel suo libro intitolato “L'avvento della meritocrazia” per descrivere una società futura e immaginaria fondata, appunto, sul merito, inteso come frutto dell'interazione tra “quoziente intellettivo” e “sforzo”. La suddetta società era però a dir poco inquietante poiché finiva per essere dominata da una élite di persone che, proprio come una casta, conservavano nel tempo poteri e privilegi e alle quali nulla interessava del resto della società. Rischio concreto se davvero ci si basasse esclusivamente sul fattore innato dell'intelligenza. Ma se, come detto, intendiamo il termine “merito” più semplicemente come un “saper fare”, la meritocrazia non lascia spazio alle discriminazioni di sesso, di età, di razza.
Il merito non dipende infatti dall'essere maschio o femmina, giovane o adulto, bianco o nero, ma dal “saper fare” ciò che si è chiamati a fare. E dal momento che, come dicevano i nostri nonni “non si nasce imparati”, il saper fare va acquisito con buona volontà e frequentando un buon master. Basta pensare che se ad occuparsi delle cose importanti della società (banche, ospedali, istituzioni) ci fossero persone che, a prescindere dal loro sesso, dalla loro età e dalla loro razza, sapessero veramente fare ciò che sono chiamati a fare, a qualsiasi livello, ogni singolo cittadino avrebbe tanti problemi in meno e godrebbe di servizi efficienti, specchio di una società sana ed equilibrata. Del resto nonostante l'ingombrante presenza, a tutt'oggi, di “raccomandati” troppo spesso incompetenti, sono le stesse aziende oggi a rendersi conto che almeno qualcuno che davvero “sappia fare” dovrà essere assunto. E quel qualcuno potreste essere voi.