Art. 118 della Legge n. 388/2000

L'articolo 118 della Legge n. 388/2000 ha stabilito la costituzione dei Fondi paritetici interprofessionali nazionali per la Formazione Continua; essi sono di natura associativa sostenuti dalle rappresentanze delle parti sociali con l’accordo delle organizzazioni dei datori di lavoro (Confindustria, Confcommercio…) e dei lavoratori (CGIL, CISL…). Questi finanziamenti sono destinati ai piani formativi aziendali, rivolti ad ogni settore e territorio, che le imprese possono attivare in forma singola o associata (monoaziendale o interaziendale), anche per formazione individuale e possono riguardare tematiche di ogni genere.

Dal 2011 grazie alla Legge n.148, le attività formative sono rivolte anche a lavoratori con contratti di apprendistato o a progetto. Lo scopo dei Fondi interprofessionali è quello di promuovere e finanziare attività di qualificazione e/o di riqualificazione professionale dei lavoratori. In generale: secondo quanto previsto dalla Legge, le imprese possono destinare la quota dello 0,30% (contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria - art. 25 della Legge n. 845/1978) ad un Fondo di propria scelta, tra i 19 attivi dei 22 autorizzati dal Ministero del Lavoro, aderendovi attraverso il modello Uniemens. In dettaglio: lo 0,30% dello stipendio di ogni dipendente confluisce all’INPS e se l’azienda ha aderito ad uno specifico Fondo Interprofessionale, l’INPS trasferirà tali risorse al Fondo prescelto, che a sua volta renderà disponibili per l’erogazione della formazione aziendale.

Per aderire ad un fondo bisogna avvalersi di un professionista, consulente del lavoro o commercialista, che comunichi tale adesione tramite la piattaforma digitale dell’INPS. All’interno della procedura della denuncia Uniemens (ex DM/10) o DMAG, il professionista inserirà nella sezione dedicata ai Fondi (per non dirigenti o dirigenti) il codice relativo al fondo prescelto (ad es. per FONDIMPRESA il codice è “FIMA”), indicando anche il numero di dipendenti contribuenti. Maggiore attenzione, però, va prestata nel caso in cui l’azienda avesse già aderito precedentemente ad un altro fondo: in questo caso, è necessaria la revoca inserendo prima il codice “REVO” per disdire il vecchio fondo e solo successivamente si può aderire al nuovo. Questo tipo di passaggio comporta la perdita delle risorse accantonate fino a quel momento ma, se fatta apposita richiesta, le risorse sono trasferibili dal vecchio al nuovo fondo. La scelta del Fondo è totalmente libera e gratuita, non comporta alcun costo né per l’azienda né per i lavoratori e usufruirne ne è un diritto.

Abbiamo visto fino ad ora come aderire al finanziamento, ma come scegliere un Fondo adatto alla propria azienda e quali strumenti per usufruirne? La lista dei Fondi Paritetici Interprofessionali attivi sono consultabili sul sito istituzionale dell’ANPAL (agenzia che si occupa della vigilanza e autorizzazione degli stessi), da cui si possono analizzare gli elementi costitutivi di ogni fondo e visionare gli avvisi aperti. Ad ogni modo si consiglia la consulenza di esperti del settore in modo tale da scegliere il Fondo più competente e opportuno per il tipo di azienda. Una volta scelto, è il fondo stesso che sceglierà le tematiche oggetto dell’avviso, le modalità di presentazione, di monitoraggio e di rendicontazione finale e darà l’opportunità alle aziende di scegliere tra le diverse modalità di erogazione della formazione finanziata, che sono:

  • Conto Formazione: usufruire solo dello 0,30% che l’azienda ha versato, quindi si avrà diritto ad un finanziamento pari a quello che ha accumulato nel corso del tempo;
  • Conto Sistema: partecipare ad Avvisi o Bandi indetti dal Fondo scelto, con la presentazione di piani formativi, ottenendo risorse economiche extra stabilite all’interno dell’Avviso;
  • Voucher: si tratta di voucher che finanziano corsi formativi a catalogo, seminari, formazione online ma anche Master o specializzazioni; permette di acquistare quindi a nome del singolo dipendente corsi esterni all’azienda aperti al pubblico.

Tra le modalità di erogazione del finanziamento, la possibilità di usufruire risorse più prosperose, per un’attività formativa più ambiziosa è quella del Conto Sistema. Innanzitutto bisogna analizzare gli Avvisi aperti del Fondo scelto e apprenderne i requisiti e i vincoli che ne definiscono la platea delle aziende beneficiarie e le tematiche su cui si devono basare i progetti. Tra le principali distinzioni abbiamo gli avvisi territoriali (rivolti ad uno specifico territorio, ovvero regioni o macroregioni), gli avvisi settoriali (rivolti a specifici settori di produzione) e infine gli avvisi di tipo generalista, in quanto non pongono particolari limiti e permettono tematiche di formazione base, come l’informatica e l’inglese. Ulteriori distinzioni sono dovute invece a vincoli specifici rispetto alle aziende che possono partecipare come quelle in stato di crisi o rivolti a specifici dipendenti come gli apprendisti, over 50, etc. Gli avvisi possono essere pubblicati a sportello, ovvero con scadenza ad esaurimento disponibilità o a graduatoria. 

Poniamo, adesso, che la nostra azienda abbia tutti i requisiti per la partecipazione al bando, come progettare un piano formativo qualitativamente vincente? Prima di tutto, una regola fondamentale è quella di non elaborare un progetto da soli, ma con l’aiuto dei propri collaboratori o colleghi di settore: il lavoro di rete risulterà utile anche ai fini delle attività di formazione. Definiamo, allora, le fasi principali di una progettazione e i suoi elementi vincenti:

  1. Obiettivi: in questa fase di start-up si individuano gli obiettivi generali (finalità del progetto) e gli obiettivi specifici in accordo ai criteri dell’Avviso. Una buona definizione degli obiettivi avviene soprattutto con il coinvolgimento dei referenti aziendali e ove possibile del personale fruitore diretto  della formazione. Elemento vincente di questa fase: individuare gli obiettivi di tipo SMART, ovvero Specifici, Misurabili, assunti come Responsabilità, Realizzabili e Tempificati. Obiettivo = risultato atteso.
  2. Analisi dei bisogni: si procede con l’analisi dei fabbisogni dell’azienda in funzione degli obiettivi prefissati; vanno studiati tutti gli aspetti inerenti alla redazione del progetto formativo quali il settore aziendale, raccogliere eventuali richieste specifiche dei referenti aziendali, i gap formativi dei dipendenti, l’organigramma, il mercato di riferimento, i trends, lo scenario nazionale, di comparto, territoriale etc. Elemento vincente: analizzare case study di successo con esigenze simili alla propria azienda,  prendere in analisi le aziende concorrenti del medesimo settore e sviluppare una strategia di sviluppo coerente al fabbisogno.
  3. Elaborazione: attivare gli obiettivi specifici e descrivere le attività formative di tipo teorico e pratico. In questa fase vengono definiti anche i tempi, la metodologia, i contenuti e i professionisti coinvolti (formatori). Un aspetto fondamentale è la pianificazione e organizzazione in senso lato, ovvero la predisposizione delle aule e degli orari in perfetto bilanciamento con l’orario lavorativo (erogazione della formazione a rotazione o alternanza dei dipendenti) per garantire la continuità dell’attività aziendale. Inoltre dato che, di norma, il progetto ha un’articolazione temporale di 12 mesi dall’avvio delle attività, la sua struttura è bene che sia in grado di fronteggiare gli eventuali aggiornamenti, qualora ci fossero cambiamenti interni all’azienda nell’arco del tempo prestabilito per la formazione. Elemento vincente: progetto realizzabile e all’insegna dell’innovazione, capace di evolvere rapidamente in funzione delle caratteristiche del mercato.
  4. Redazione e Presentazione: per la redazione del progetto formativo ci si avvale di uno specifico formulario (compreso di preventivo del budget) con le relative linee guida stabilite dal Fondo scelto; ciò avviene tramite l’ausilio di una piattaforma digitale indicata dal Fondo stesso. Il piano formativo, successivamente, viene sottoposto all’istruttoria e alla valutazione dei parametri previsti dall’Avviso, che, di norma, si conclude entro 30 giorni dalla sua presentazione. In caso di esito positivo, il Fondo approva l’accesso alle risorse e autorizza l’azienda a dare seguito alle attività. Elemento vincente: informarsi bene sulla procedura burocratica e/o richiedere una consulenza a specialisti del settore.
  5. Monitoraggio e Valutazione: una volta accettato il progetto, si procede con l’attivazione della formazione e quindi con il monitoraggio in itinere e la valutazione del piano formativo con strumenti di rilevazione sia a breve che a lungo termine. Si identificano, così, i KPI (Indicatori chiave di prestazione) osservabili e tangibili, tali da mostrare l’efficacia del progetto: in questo senso è utile utilizzare 4 livelli di misurazione, ovvero il gradimento delle attività formative (questionario a fine lezione o modulo), l’apprendimento (test valutativi), il comportamento aziendale (osservazione e valutazione delle competenze e prestazioni) e l’investimento economico. Gli elementi vincenti di questa fase sono: la flessibilità del progetto in base ai feedback in itinere e l’individuazione del KPI di tipo finanziario che va a stimare, con il minor margine di errore, il ritorno economico dell’investimento in formazione (impatto sui ricavi – impatto sui costi).

Comprendere i punti essenziali di un piano formativo ci rivela quanto possa essere efficacie, ma soprattutto rivoluzionaria, una formazione progettata ad hoc. Si tende spesso ad usufruire del catalogo dei corsi  standard offerti dagli Enti anziché della formazione progettata su misura: grazie alle attività di valutazione, però, emerge quanto una formazione tarata sulle esigenze dell’azienda sia qualitativamente più efficacie di una a catalogo. Pensate che la costruzione di un piano formativo, comporta sì tempo e risorse per la progettazione ma anche meno rischio di impiego delle risorse in corsi di formazione non adatti al fabbisogno dell’azienda: avremo quindi metodologia più accurata per meno costi e maggiore specificità settoriale per più risultati attesi.

Nel contesto storico attuale e con l’emergenza Covid-19, ulteriore elemento vincente di un progetto formativo è considerare l’impiego della FAD (Formazione a Distanza) possibile in modalità sincrona (riproducendo e simulando il funzionamento di un’aula in presenza) oppure asincrona (erogando materiale formativo che  ciascun allievo può consultare in tempi e modi personali). Inoltre, per assicurarsi l’approvazione dei piani formativi ridatti è consigliabile rivolgersi a figure specializzate in progettualità e formazione degli adulti che lavorino all’insegna dell’adeguamento e sviluppo delle competenze dei lavoratori. In conclusione, un ottimo piano formativo deve produrre vantaggio competitivo per l’azienda che ne ha usufruito, rispetto ai suoi competitor: questo vantaggio dipende dalla capacità di generare valore aggiunto all’impresa con progetti strategici che guidino all’innovazione, all’internazionalizzazione, alla competitività e a tutto ciò che possa fare la differenza in termini di fatturato e occupazione a seguito dell’intervento formativo finanziato. Pensiamo, quindi, alla progettualità della formazione e all’opportunità del Fondi Interprofessionali come un vero e proprio investimento con un ineguagliabile tornaconto futuro.

Bibliografia e sitografia

  • Normativa art. 118 della legge 388/2000
  • Gestione e valorizzazione delle risorse umane di Luisa Macciocca Massimo e  Raffaele Massimo
  • La progettazione di interventi psicosociali di Cristiano Inguglia
  • https://www.anpal.gov.it/fondi-interprofessionali-bilaterali

A cura di C. Evangelista (partecipante dell'Executive Master in Direzione del Personale)

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Ultima modifica il 13/01/2021

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