La fabbrica di Olivetti: ispirazione dei modelli human-based

:: A cura della Redazione Scientifica MELIUSform ::

“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica.”

Questa celebre frase, pronunciata da Adriano Olivetti, racchiude i principi sui quali egli basò la sua filosofia imprenditoriale. Nonostante siano ormai trascorsi parecchi anni dalla sua scomparsa, la centralità di questa figura e del suo modello organizzativo permangono tuttora; Adriano Olivetti, che per primo valorizzò all’interno dell’azienda la centralità della persona e del suo potenziale, ha il grande merito di aver riconosciuto il ruolo fondamentale delle Risorse Umane per il successo dell’impresa, ispirando gli attuali approcci alla loro gestione.

Di fatto, ciò che permise alla fabbrica olivettiana di divenire un modello organizzativo ideale, dal quale prendere esempio nella gestione del capitale umano, fu l’innovazione nel creare quella forma di lavoro fondata sui principi di solidarietà sociale; principi che come abbiamo già visto qui, sono anche alla base del concetto attuale di Social Organization: creazione di una comunità, condivisione, vicinanza e cooperazione.

Ma vediamo insieme quali sono le caratteristiche del modello olivettiano che hanno ispirato gli attuali principi sui quali si basano le funzioni della Direzione delle Risorse Umane.

Olivetti, divenuto presidente dell’azienda familiare nel 1938, fu, tra gli imprenditori dell’epoca, il primo a concepire l’impresa come un’organizzazione sociale, un luogo dove, oltre alla mera massimizzazione del profitto, si punta alla realizzazione del benessere delle persone che vi lavorano.

Nella fabbrica olivettiana furono molteplici i servizi sociali introdotti: non parliamo solamente dell’assistenza sanitaria e sociale, ma di servizi culturali. Olivetti fece della formazione il caposaldo della sua impresa, formazione intesa sia come arricchimento della persona, che come specializzazione professionale e sviluppo delle capacità.

Nel 1935 fu creato il Centro di Formazione Meccanici (CFM) che, a partire dal 1952, venne strutturato in due corsi: il primo, di durata triennale, destinato all’addestramento dei giovani neo-assunti, il secondo, biennale, volto alla qualificazione specialistica.

I corsi, svolti in formula serale o pre-serale, erano aperti a tutti i dipendenti e ai loro familiari, e gli insegnamenti tecnico-industriali erano coniugati alla diffusione di una cultura di tipo generale.

In questi anni, la fabbrica divenne teatro di incontri con molteplici studiosi, da psicologi a sociologi, col fine di sensibilizzare il personale ai valori della cultura; nel finire degli anni ’30 venne creata una vasta biblioteca aziendale, attorno alla quale nacquero diverse iniziative culturali. La biblioteca, accessibile a tutti, era suddivisa in tre principali sezioni: culturale, tecnica e ricreativa. 

La fabbrica non era più solamente luogo di lavoro ma di condivisione di saperi, di valori e di confronto pluralistico.

Insieme alla formazione, altri cardini della filosofia manageriale di Olivetti erano la motivazione dei dipendenti, la selezione del personale basata sul potenziale degli individui, la promozione dei talenti e un controllo basato sull’appartenenza e l’adesione al sistema valoriale aziendale.

L’organizzazione era improntata su criteri di flessibilità e relazioni interpersonali informali, dove veniva ad attenuarsi la linea divisoria tra imprenditore e dipendente; in tale contesto, la comunicazione giocava un ruolo chiave nella gestione dei rapporti con i dipendenti; con l’attivazione e la scelta di forme di dialogo trasversali diveniva, di fatto, più semplice coinvolgere tutto il personale nelle questioni e decisioni aziendali, alimentando il loro senso di appartenenza. Questa forma di agire d’impresa contribuì a creare quell’auspicato ambiente lavorativo positivo, nel quale ogni singolo lavoratore si sente coinvolto e parte di un progetto comune.

Una flessibilità di questo tipo favoriva, inoltre, l’apprendimento organizzativo attraverso meccanismi di trasferimento di saperi dai lavoratori più “anziani” a quelli con meno esperienza, sviluppando e potenziando i processi di learning on the field.

Alla luce di ciò, appare chiaro come l’approccio di Adriano Olivetti anticipò, di molti anni, gli attuali orientamenti human-based: dove il successo di un’azienda nei mercati globali dipende dall’investimento nello sviluppo del potenziale delle proprie Risorse Umane, affiancando all’innovazione tecnologica quella organizzativa.

L’importanza attribuita alla formazione da questo grande imprenditore italiano ha portato l’AIF, l’Associazione Italiana Formatori, ad indire il Premio Adriano Olivetti”, con la finalità di riconoscere e diffondere le best practices in materia di percorsi innovativi di apprendimento e valorizzazione delle persone; l’iniziativa premia quelle aziende ed enti di formazione che hanno investito nella realizzazione di progetti formativi e di valorizzazione del capitale umano.

La Business School MELIUSform, nel 2015, si è classificata al primo posto nell’Area Amministrazione & Finanza,  per la realizzazione di un percorso didattico caratterizzato da una forte impronta innovativa e in grado di migliorare la professionalità delle persone e la competitività delle organizzazioni.

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