Un buon master può ridare fiducia nel futuro lavorativo a professionisti e dirigenti schiacciati dalla crisi
Abbiamo trattato qualche giorno fa un argomento particolarmente delicato: la ricerca di un nuovo lavoro da parte di professionisti e dirigenti che, a causa della crisi, si ritrovano improvvisamente disoccupati, vittime di fallimenti aziendali o di tagli al personale o, come potrebbe ad esempio avvenire a giorni, di un “colpo d'accetta” sulle amministrazioni statali sancito dalla “spending review” del nostro governo che, per far fronte alla crisi, taglierà fuori il 20% dei dirigenti pubblici. Si tratta generalmente di persone di età compresa tra i 40 e i 50 anni e con molta esperienza alle spalle, ma che hanno comunque bisogno di un aiuto per potersi ricollocare sul mercato del lavoro, aiuto che possono indubbiamente trovare in un buon master da frequentare con fiducia.
Il concetto sul quale vogliamo concentrarsi oggi è proprio questo: fiducia. Perché, ad essere realisti, va tenuto certamente presente che il più delle volte quando si perde un lavoro in età matura, si è costretti, pur di trovarne un altro, ad adattarsi ad uno diverso o ad accettare posizioni di livello inferiore a quella ricoperta fino a poco prima. Non sempre si ha la fortuna di candidarsi per un lavoro qualificato e qualificante come quello che si è svolto per anni. Spesso invece, dopo ricerche vane e qualche tentativo non riuscito, si è costretti a fare un bel respiro e a prendere in considerazione offerte di lavoro che non avremo neanche guardato fino a qualche giorno prima e che potrebbero anche prevedere una mansione finora svolta da nostri “subalterni” cui impartivamo disposizioni. Oppure può capitare che ad un colloquio per un posto di alto livello ci venga offerta, in alternativa, l'assunzione per una carica di livello medio o basso o una semplice collaborazione.
Umiliazione. Potrebbe essere questa la sensazione che proveremo. E invece no, non deve esserlo. Proporsi per una carica o per una mansione inferiore alla nostra non deve assolutamente essere vissuta come una sconfitta, bensì come una nuova sfida, un rifiuto ad arrendersi, una battaglia da vincere, un “rimettersi in gioco”. Ed accettare tale carica deve essere vista come una “temporanea e dignitosa alternativa“ alla disoccupazione.
La cosa fondamentale è non farsi sorprendere. Per essere “pronti” potremo quindi affidarci ad un buon corso di formazione o a un buon master che ci dia la possibilità di aggiornare e/o ampliare la nostra formazione, accrescendo le nostre competenze in quell'area che probabilmente andremo ad occupare con il nostro nuovo impiego o con la nostra nuova mansione. E soprattutto parteciparvi con impegno e volontà. Non solo avremo una rosa più ampia di offerte lavorative cui candidarci, ma saremo preparati ad affrontarne e a svolgerne di diverse. Questo ci darà anche quella sicurezza e quella fiducia necessarie a rimboccarci le maniche e a ricominciare.
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