La tua voce è il biglietto da visita del successo.

Una volta preparato il tuo cv e lanciato sul mercato attraverso il maggior numero di canali possibili, non ti resta che aspettare un contatto.

I contatti avvengono generalmente telefonicamente, qualche volta anche via email o social network. Anche nel caso ti arrivi un contatto email, è tendenzialmente uno step intermedio prima del contatto telefonico.

Il rapporto candidato-valutatore è un rapporto che nasce virtualmente e che quindi inizia a costruirsi intorno a fantasie immaginifiche più che a percezioni reali.

Il valutatore ha iniziato ad immaginarti attraverso il tuo nome, il tuo account email, la tua lettera di presentazione, il tuo cv. Ora sta per sentire la tua voce e la voce è molto potente nell’evocare immagini e stimolare fantasie.

Quando chiudo il telefono esprimo il primo giudizio sul candidato, lo faccio tra me e me perché so che non è etico né professionale, ma lo faccio.

Nella maggior parte dei casi, convocando molti candidati a settimana, dimentico la prima impressione telefonica prima di incontrarli. Tuttavia, se la sensazione che mi hai provocato è molto positiva, o molto negativa, potrei conservarla e potrei portarla con me al nostro primo incontro travestita da pregiudizio.

Un candidato dalla voce squillante, senza cadenze eccessive, che dimostra di conoscere la mia azienda e mostra entusiasmo per il mio contatto, che mi fa poche domande giuste e misurate senza farmi perder tempo, che mostra di saper gestire una relazione formale con disinvoltura e serenità mi lascia una sensazione positiva e benevola.

Un candidato che alle 11 del mattino sbiascica con la voce del sonno, che mi fa perdere tempo a spiegare chi sono, a ricordargli chi è lui e perché mi ha mandato un cv, che mi tiene al telefono un’ora perché gli spieghi quale autobus prendere per raggiungere il nostro appuntamento (ma un navigatore? Ma che mi chiamo Tom Tom?), che vuole gli rimandi via email l’annuncio come fossi la sua segretaria… ecco, questi tipi qui mi snervano e so che dovrò faticare per fare una valutazione neutra ed oggettiva delle loro competenze quando li incontrerò.

Dentro di me spero che non risulteranno idonei. Poche regole per una buona gestione del primo contatto non ti faranno male. Nel corso di questo capitoletto cercherò di riassumerti le principali.

 

Mi concentrerò sul primo contatto classico: il valutatore ha tra le mani il tuo cv, lo trova interessante e ti vuole invitare a colloquio per conoscerti.

Tendenzialmente imposterà la telefonata ricorrendo ad un canovaccio di questo tipo:

  1. verifica del contatto: “Pronto, Buongiorno, parlo con il signor X?”
  2. Presentazione: “sono Alfonso Festa e la chiamo dall’ufficio del personale del gruppo David Mayer Naman”
  3. Oggetto della telefonata: “abbiamo ricevuto il suo cv in risposta al nostro annuncio pubblicato su Monster relativo ad un addetto alla logistica”
  4. Invito e verifica dell’interesse: “se lei fosse ancora interessato alla posizione avrei piacere ad incontrarla per un primo colloquio conoscitivo / avrei piacere prendesse parte al nostro iter selettivo”
  5. Formalizzazione dell’invito (data, luogo, tempi, modalità)
  6. Congedo

 

[…] Evita comportamenti eccessivi, troppo brillanti, informali, cordiali. Non hai neanche visto in faccia il tuo valutatore, come puoi capire che tipo è, che stile di relazione preferisce?

Evita battute, atteggiamenti che puntano alla complicità e a far colpo sul valutatore.

Tieniti di basso profilo: stai solo ricevendo una comunicazione di servizio, non servono piroette né rovesciate da centrocampo.

Soprattutto, evita di raccontare cose che non ti vengono richieste. Non è il momento giusto, il valutatore non ha pianificato del tempo per chiacchierare con te ma solo pochi minuti per convocarti a colloquio.

Quando vediamo un collega impantanarsi in una convocazione per 5 o 10 minuti (lo sgami dagli occhi fissi al cielo o dalla fronte spiaccicata sulla scrivania), ci sentiamo tutti sollevati: il candidato “pippone” del giorno è capitato a lui! Non è raro che il candidato approfitti del contatto telefonico per sbrodolare in racconti che a noi non interessano affatto.

A volte basta un attimo di distrazione e loro partono per la tangente “sa, glielo chiedo perché io ora lavoro part-time ma ho 2 bimbi che la mattina sono a scuola e il pomeriggio li tiene mia madre e io ora potrei dedicarmi ad un lavoro full-time, l’importante è che non si lavori il sabato perché i ragazzi non vanno a scuola e anche se toccherebbe al padre tenerli, si inventa sempre una scusa all’ultimo momento e….” Bastaaaaaaaa! Io volevo invitarla ad un colloquio e ora invece, se non le avessi già detto il mio nome, farei cascare la cornetta e scapperei in Brasile pur di non rischiare di incrociarla per strada.

Puoi fare delle domande al primo contatto, certo, ma devono essere poche, sensate e mirate.

Tutto ciò che puoi rimandare al momento del colloquio, rimandalo.

 

Cosa è meglio evitare:

  • Troppi dettagli formali (orari, prospettive di crescita, attività nello specifico): evita di entrare troppo in dettaglio sulle attività del ruolo e sugli aspetti formali.
    Non sei stato ancora scelto, anzi, ancora non hai neppure iniziato l’iter selettivo. Chi te le da tutte ste 54 sicurezze? Rilassati e non mettere il carro davanti ai buoi. Vieni a colloquio e poi si vedrà.
    Per assumere una persona, ne vedo almeno 10, se non 15 o 20. Se ad ogni contatto telefonico incontro qualcuno come te, mi servirebbe un giorno intero solo per formalizzare gli inviti a colloquio.

     
  • Paletti (es. quante trasferte, tempi di preavviso): in questa fase è controproducente “mettere le mani avanti” su alcuni aspetti.
    Spesso i candidati si informano su degli aspetti che per loro sono centrali nelle scelte professionali. Iniziare a indagare quanto tempo si passa in trasferta, se la sede è vicina a casa, se si avrà un ufficio autonomo o in open space (domanda cretina oltretutto!), se è prevista la macchina aziendale… è un comportamento controproducente in questa fase preliminare.
    Se un candidato inizia a “rompere le scatole” già in fase di invito… immagina quanto sarà rognoso come dipendente per il mio cliente. Un cliente insoddisfatto sarà per me un cliente perso.
    Aspetta di esser scelto e solo allora inizia a metter sul tavolo le tue esigenze.
    A quel punto, se sei piaciuto al punto di esser stato scelto tra tanti, avrai anche più potere negoziale.

     
  • Aspetti economici: non è il momento giusto per esplorare aspetti contrattuali (come il livello) ed economici a meno che non sia il valutatore a volerne discutere. È vero, rischi di perder tempo ad andare ad un colloquio per una posizione che rifiuteresti comunque perché non ti soddisfa economicamente.
    Accetta questo rischio e vivi ogni contatto come una possibilità di migliorarti e conoscerti.
    Entrare in un clima di negoziazione economica quando ancora non ti conosco e la possibilità che ti scelga è ancora remota lo trovo fuori luogo e di cattivo gusto. Anche perché spesso il “prezzo” varia, in certi limiti, in base alla persona… se non ti ho ancora conosciuto come faccio a valutare una possibile offerta? Se qualcuno ti invita a cena gli chiedi il menù? Se qualcuno ti invita al cinema gli chiedi quanto costa? Ogni cosa a suo tempo!

     
  • Troppo supporto. Non fare il tonto imbranato per favore! “Come arrivo da voi? La metro più vicina? C’è parcheggio? Secondo lei quanto ci metto dalla stazione?
    Mi conviene farmi aspettare da chi mi accompagna o ci metteremo tanto? Se c’è sciopero come faccio?
    Io e te non siamo amici, io ti sto invitando ad un colloquio di selezione per valutare la tua professionalità per un ruolo in un’azienda.
    Alla seconda di questo tipo di domande mi sono già pentito di averti chiamato ma ormai non posso tornare indietro. Eppure vorrei tanto.

     
  • Troppi dettagli sull’iter selettivo (ansia). Quando ti invito evita troppe domande sul contenuto del percorso di selezione ma accontentati di quanto ti dico (mi saranno fatte anche domande tecniche? Mica ci sono esercizi di gruppo? Quanto tempo passerà tra il primo colloquio e l’esito? Quante persone siamo a partecipare al percorso? Ci sarà una prova di inglese?).
    Tutte queste domande tradiscono ansia, preoccupazione, agitazione, poca sicurezza. A qualche valutatore puoi far tenerezza, ad altri pessima impressione.
    Io, per esempio, sono benevolo con i giovani ma mi irrito con i più grandi. Riduci al minimo questo tipo di domande, non incalzare, accontentati di quanto il valutatore ti dice spontaneamente e vai sereno.

     
  • Informazioni sull’azienda o modalità per raccoglierle. Scusi ma l’azienda di cosa si occupa? Quanti dipendenti ha? Dove ha sede? Mi sa indicare dove posso prendere informazioni?
    Io faccio il valutatore e la mia valutazione inizia già durante lo screening curricula e la convocazione telefonica. Il mio tono gentile ed accomodante non deve trarti in inganno al punto da confondere il tuo valutatore con il tuo badante o insegnante di sostegno. Una volta che ti ho detto il nome dell’azienda, basta andare in rete e trovare tutta la documentazione necessaria.
    Tutti i dubbi che ti rimarranno li potrai sciogliere in sede di colloquio.
    Passami l’idea di un tipo sveglio, energico, spigliato, “che casca in piedi”, ti farà solo bene!

     
  • Esigenze personali. Quando ti viene proposto un appuntamento cerca di accettarlo.
    È opinione comune, in linea con la nostra cultura, che un colloquio di lavoro sia un evento importante per il quale si spostano o annullano appuntamenti precedenti.
    Non trattarmi come fossi la centralinista della parrucchiera (no lunedì non posso, martedì forse dopo le 6, mercoledì dovrei provare a disdire l’appuntamento con il fisioterapista).
    Negozia un appuntamento possibile per te che non debba necessariamente essere il più comodo del mondo (“guardi, io giovedì vado a yoga dalle sue parti, potrei venire giù un’oretta prima così ci vediamo” questa me la ricordo ancora).
    Evita poi di proporre tu degli orari perché tu sei l’ospite e tu mi hai chiesto, inviandomi il cv, di incontrarti, non dimenticarlo.
    Spesso poi i candidati finiscono per valicare il limite della maleducazione (es. “scusi ma non può proprio mai ricevermi dopo le 7 o il sabato? Io lavoro sa!”… e io invece mi faccio le treccine ai peli tutto il giorno, sa?).
    Di fronte a questi personaggi fatico a trattenere l’aggressività. Come si fa a dare per scontato, o per dovuto, che io, siccome proprio non resisto all’idea di offrirti un lavoro, dovrei essere disponibile a saltare cena o week end pur di incontrarti? Forse è il caso che io ti proponga alcuni possibili appuntamenti durante il mio orario di lavoro (perché, non ci crederai mai, ma questo per me è solo un lavoro e non la mia missione di vita) e tu, se ti interessa, ti organizzi per incontrarmi. Quando il candidato sono io, porto il massimo rispetto al mio valutatore, non vedo perché tu debba essere esente dall’utilizzo dei principi base dell’educazione.
    Generalmente un minimo di flessibilità è dovuta al candidato ma ci sono casi in cui la convocazione non è negoziabile perché sono convocazioni di gruppo (iter che prevedono presentazioni collettive, prove di gruppo ad esempio). In questo caso: prendere o lasciare!ù

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